Pina Russo
Pina Russo
Le frontiere del mondo… o quasi!
Sono le 3 del mondo e sfioro appena il cuscino,
chè il caldo e l’umidità non mi fanno dormire.
Mil alzo, e mi infilo tra le zanzariere
con la sensazione di soffocare.
Acqua, acqua e ancora acqua!
Piove sena risluzione,
e gli imam non sanno se pregare
che smetta, rischiando una nuova fame.
E’ un ivllaggio nel mezzo del niente,
abbarbicato ad una palude onnipresente,
in un’Africa Regina Nera di terre,
Terra di frontiere, Frontiera di beltà e orrore.
La pioggia intona melodie sulle capanne.
Sono le 3 e mezzo ed è una notte insonne.
Scrivo, scrivo con la mente oltre la tenda
vicino alla frontiera con l’Uganda.
Sono le 4 del mattino e tutt’intorno risuona una nenia…
la pioggia continua la sua mistica sinfonia,
tra un crescendo e un diminuendo
che lascia requie solo di quando in quando.
Domani arriverà l’ucello di metallo.
Ma i kenioti non ridono, qui le persone muoiono.
Le inondazioni hanno lasciato il segno:
bloccati nel villaggio, attendiamo il passaggio della stagione delle piogge.
Tace il monsone e la musica si interrompe.
Il sole sorge. Le iene smettono di urlare.
Ed io mi appresto ad andare
oltre l’indifferenza, il restare il guardare,
oltre il limite, al di là delle froontiere
dove la porvertà non conosce barriere
e la gente muore per un tocco di zanzare.
Asanti dalle frontiere del mondo… o quasi
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