Cupertino Lucia
Lucia Cupertino
A quel portone tè verde
inviai qualche volta
cartigli e lettere
benché non fosse saggio
per le contese giudiziarie
su quella casa pendenti.
Ma cosa non fu
dolcemente scriteriato
tra quelle pareti?
Tanti fiati incrostati,
tanti sogni al soffitto
come pomodori appesi,
sussulti e gemiti
dagli spifferi della porta
correvano, si propagavano
e vibravano tramonti
alle verdi persiane
e anche il mormorio
sino al baccano di voci,
il ronzio dei motorini
e il folto schiamazzo
degli uccellini ai rami.
Ora quel portone è solo tuo.
Ogni volta che di lì cammino
riapre un carillon di emozioni,
riassesta nell’aria gelida
il tuo viso e il tuo neo:
tu che non dicevi ma parlavi,
ogni amore è schermo alle paure.
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