Lo specchio, Stefan Catalin (Romania)
Stefan Catalin (Romania)
II premio Sezione Teatro VIII Edizione
Lo specchio
(Una camera. Un tavolo al centro. Sul tavolo uno specchio, qualche cosmetico e un telefono. Una sedia davanti al tavolo. Il tavolo e la sedia sono sistemati in modo che il pubblico possa vederli dal lato. Un altro sedile con lo schienale sarà posizionato davanti al pubblico. Sulla sedia c’è una donna, che guarda il pubblico. Indossa un vestito lungo nero, indossa una maschera bianca, triste, che le copre tutto il viso, e ha i capelli legati.)
La donna (calma):
Forse vi chiedete perché io sto qui, davanti a voi .
Potrei chiedervi la stessa cosa. Che cosa fate voi davanti a me?
(sedendosi comodamente sullo schienale della sedia).
Voi non mi conoscete, io non vi conosco… quindi non abbiamo niente da dirci.
Anche se, in verità, potrei dire di conoscervi…e scambiare qualche parola con voi.
Ma a cosa servirebbe?
Forse avete cose migliori da fare piuttosto che ascoltarmi.
Sapete quale è il mio vantaggio? Io posso conoscervi… solo guardandovi.
Mi basta analizzare i vostri volti e scoprire molte cose.
Voi non potete fare la stessa cosa, a causa della maschera che indosso.
( La donna si alza dalla sedia. Cammina per la camera, incrociando le mani al petto.)
La donna (calma):
Sicuramente vi chiedete perché indosso questa maschera.
(sincera) Non so che risposta darvi. So che ognuno di noi indossa una maschera o forse più. Siamo nati per indossarle, addormentarci la notte con loro e svegliarci il giorno dopo per iniziare da capo.
(nostalgica) Quando eravamo bambini non mancava mai la maschera della gioia; poi siamo cresciuti e abbiamo scoperto il mondo.
Ad ogni tappa della vita ne abbiamo acquisita una nuova.
Anche il mondo in cui viviamo nasconde la sua immagine e non ci permette di scoprire il suo vero volto… di scoprire i suoi segreti.
Viviamo in un mondo pieno di maschere e di misteri. In questo mondo non riusciremo a conoscerci e continuiamo a stupirci.
(sincera)Per questo io non posso conoscere voi e voi non potete conoscere me.
Perché ognuno indossa una maschera, proprio in questo momento, anche se tutti rifiutiamo questa verità.
L’unica differenza fra me è voi è dunque che la mia maschera è visibile; la vostra non la posso vedere e non posso neppure sapere se vi avete rinunciato per mostrare il vostro vero volto o se piuttosto l’avete sostituita con un’altra.
Tuttavia… continuo a credere che abbiate abbandonato le vostre maschere e vorrei parlare con voi.
Ma, per favore, non chiedetemi di rinunciare alla mia, perché non la farò.
Non perché non voglio. Semplicemente non posso. Ho deciso che non la toglierò qualsiasi cosa accada. Non voglio esporre la mia faccia al mondo dopo quello che è successo,
(depressa) …soprattutto perché ho avuto una parte di colpa e potevo prevenire il verificarsi dei fatti.
(Lei continua a camminare per la stanza per poi sedersi su una sedia, con le mani sui fianchi).
La donna: Chiedo scusa, ho dimenticato di presentarmi. Mi chiamo Monica e ho 23 anni.
Questi dati sono sufficienti per ora.
Prometto di completare il processo. Non vi chiedo di dirmi vostro nome, vi chiedo solo di guardare e ascoltare ciò che vi dico. Vi prego di lasciare ogni altro impegno e di seguire la mia storia, che spero possa impressionarvi; se avete altro da fare, vi sarei grata se ve ne andaste.
(Monica si piega un po in avanti e unisce le punta delle dita di entrambe le mani e guarda con attenzione il pubblico).
Monica (nostalgica): Mi manca la maschera dell’amore… quello che indossavo poco tempo fa e penso che non la indosserò più.
In verità, non credo neppure che fosse una maschera; piuttosto allora ero rimasta senza maschera, ero vera! Solo lui, Roberto, era riuscito a farmi dismettere le mie maschere.
(Monica si alza e fa qualche passo per la stanza, poi porta il braccio indietro e continua a camminare.)
Monica (cammina leggermente da un lato all’altro del palco guardando il pavimento e raramente il pubblico): Ho incontrato Roberto in una primavera calda… a una festa organizzata da amici. (si ferma e guarda il pubblico). Da allora ho sentito un’attrazione per lui. (camminando con gli occhi a terra). Un amico ci presentò; poi lui è divenne insistente, mi chiese di ballare….
Ho accettato con un sorriso. (si ferma di nuovo e guarda il pubblico). Sentivo di aver trovato l’uomo che poteva darmi la felicità. (continua camminando e guarda il pavimento) Dopo aver ballato, ci sedemmo a un tavolo e ci conoscemmo meglio…
Ho imparato molte cose su di lui, di cui non vi dirò perche è inutile.
Quando ci siamo salutammo mi ha chiese il numero di telefono. Ci saremmo incontrati il giorno dopo.
(si ferma di nuovo e ripete il gesto) Voglio dirvi che tutto mi ha colpito dal primo incontro, non so perché, ma provavo il piacere di essere con lui e mi sentivo come se fossi un’altra persona.
(riprendendo a camminare) Forse l’ho amato, anche se non volevo ammetterlo…
fino a quando una mattina…
…mi aspettava con un mazzo di fiori su una panchina e mi ha chiese di diventare la sua ragazza.
Da allora ho dovuto far cadere le maschere che avevo tenuto fino a quel momento.
(Monica continua a camminare sul palco, guardando a terra senza dire una parola. Ad un certo punto, si siede su una sedia, sollevando le ginocchia al petto e inizia ad oscillare.)
Monica (quasi piangendo): È successo qualcosa al mio ragazzo, ma non so che cosa.
Il mio ragazzo non c’è più, è scomparso. Il mio Roberto se n’è andato.
(saltando dalla sedia) Dove sei, mio caro? Vieni da me, non lasciarmi sola! Voglio smettere di indossare questa maschera. Hai promesso che staremo sempre insieme, che io sarò tua moglie.
(posizionandosi in ginocchia, pregando qualcosa immaginario) Ti prego, vieni! Voglio essere di nuovo felice!
(piange a dirotto) Io ti aspetto, perché non vieni?
(Monica è ancora in ginocchio, senza muoversi. Dopo alcuni secondi, alza gli occhi dal pavimento, si guarda intorno, e si alza).
Monica (guardando il pubblico): Al mio ragazzo è successo qualcosa, per questo non viene.
(si posiziona delicatamente sulla sedia) Voi non lo sapete, ma Roberto non sarà mai mio.
Se n’è andato per sempre! (appoggiando il viso tra le mani). La nostra storia si è conclusa poco prima di sposarci. (alzando le mani dal viso e guardando il pubblico) Ero sola nel nostro appartamento quando mi ha chiamato. Aveva finito il lavoro e voleva incontrarmi in un ristorante del centro. Ha detto che voleva discutere di qualcosa di molto importante, che non poteva essere rimandato. Mi vestii in fretta e andai in quel ristorante, immaginavo che mi avrebbe chiesta in matrimonio.
(triste) Ma questo non è mai accaduto. Qualcuno lo ha ucciso Roberto.
(piangendo con il viso tra le mani) Qualcuno ha ucciso il mio fidanzato! Il mio amore, la mia felicità, è morto! Tutto è storia e io sono la sola colpevole. (alzando gli occhi delle mani verso il pubblico). Dovevo chiedergli di tornare a casa, per parlare tranquillamente. Non sarebbe successo niente. Saremmo stati insieme ora. E ‘colpa mia! Ho pensato che la proposta di diventare la sua sposa sarebbe stata più dolce in un ristorante, di fronte agli occhi degli altri. Mi sono sbagliata e ho pagato!
Monica (alzandosi all’ improvviso dalla sedia): Il mio ragazzo è morto! Qualcuno ha ucciso il mio ragazzo!
(perplessa, accarezza la fronte, cercando di ricordare) Ma chi? Chi avrebbe potuto commettere un tale atto?
(determinata) Ho bisogno di sapere chi si è messo sulla via della mia felicità per vendicarmi.
(Monica si allontana dalla sedia. Va al tavolo al centro. Si siede sul sedile di fronte al tavolo. Fissa il suo specchio. Con le mani tocca la maschera sul suo volto. Accarezza la fronte, poi le guance. Si ferma un istante. Con le dita tocca le labbra della maschera. Continua a guardarsi allo specchio. Affascinata da ciò che vede, lascia sciolti i capelli, li scuote nel vento. Con la mano destra copre l’intero viso e l’altra mano emerge da dietro. Rimuove con cautela la maschera, ammirandosi allo specchio come se fosse scoperta per la prima volta.)
Monica (rimuovendo la maschera e guardandosi nello specchio): Si, tu hai rubato il mio Roberto, sciocca! Solo tu hai ucciso il mio amore, maledetta! Solo tu!….
(sorpresa) Io? Perché?…
(nervosa) Sei tu quella che ha ucciso il mio amato, maledetta! Come hai potuto commettere una tale azione? Come hai potuto distruggere due vite, solo per essere felice! …
(confusa) Non l’ho ucciso. Non potevo farlo. Tutto quello che dici è una sciocchezza. Penso che mi confondi con qualcun altro ….
So molto bene quello che dico. Sei colpevole della morte del mio amato. Solo tu, assassina !…..
( perplessa, afferrando i capelli gurdandosi sullo specchio) No, non è vero! Non potevo uccidere Roberto. Io l’ho amato e volevo ……. (arrabbiata, battendo con il pugno sul tavolo)
Zitta! Non cercare di trovare delle scuse. Sei colpevole e devi pagare! ….
Ma io non … … … (colpisce il tavolo con un pugno di nuovo)
Zitta! Ricorda quella notte quando ti sei incontrata con lui l’ultima volta. Eri così felice in attesa della proposta di diventare sua moglie, ma la vostra gioia ti è stata tolta da lui. Non hai avuto la pazienza di entrare nel ristorante. Hai chiesto di dirti tutto quello che ti doveva dire per la strada.
E allora l’hai ucciso. Quando ti ha detto che era tutto finito, che aveva trovato un’altra donna con cui trascorrere la sua vita, che aveva incontrato me.
Ma tu, malata di gelosia, l’hai ucciso con un colpo della pistola che tenevi in borsa per proteggerti dai ladri. Gli hai sparato due proiettili nel petto; poi sei scappata e ti sei nascosta nel buio della notte.
Tu l’hai ucciso e ti sei frapposta alla nostra felicità. Riconoscilo!…
(spaventata, guarda allo specchio e tocca le tempie con le dita) … No! Non è possibile!….
Si! Riconoscilo!…. No! Non è vero!….. Sì! Tu hai ucciso! …. Nooo! (prendendo la maschera dal tavolo e gettandola nello specchio che si rompe. Rimane sulla sedia, spaventata, il viso tra le mani.)
Assolutamente no! Io sono una criminale! Ho ucciso il mio amore. Ho distrutto le nostre vite …. No! … Non è possibile!….(piangendo)
Ti prego di perdonarmi!
Perdonami, caro, perché io non mi perdonerò mai! Ti prego, perdonami anche se non lo merito! Neppure merito il tuo amore …. Devo pagare per ciò che ho fatto. (presto, solleva il ricevitore compone un numero, piangendo) Io sono un criminale! Ho ucciso una persona a me cara! Venite a prendermi! Il mio posto è in prigione! Io sono una …. (chiude rapidamente il telefono)
No! La prigione è pena troppo piccola per quello che ho fatto. Merito la morte!
(si alza dalla sedia e si guarda intorno spaventata. Cerca qualcosa per porre fine alla sua vita. Improvvisamente, ricorda lo specchio rotto. Si siede sulle sue ginocchia e cerca disperata un frammento di specchio. All’esterno è possibile ascoltare le sirene della polizia. Monica, spaventata, continua la ricerca. Trova un tegame di coccio. Mettendolo al collo e guarda il pubblico.)
Monica: Sarebbe stato meglio se non ci fossimo conosciuti. Non dovevo informarvi della mia vita.
Si prega di gettare le maschere! Gettatele per sempre e siate voi stessi.
(in lacrime) Per favore, non piangete su di me! Addio! (cade verso il basso, nel momento in cui sul il palcoscenico arriva un poliziotto. Corre verso Monica, ma osserva che è troppo tardi. Esce, lasciando il cadavere sul pavimento.)
Finale! Sipario!
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