2013, Segnalazione sezione Teatro: Il futuro a portata di mano, di Matteo Taccola
(Un soggiorno. Una scrivania posta dietro una vetrata, quest’ultima coperta da pesanti tendaggi. Sulla scrivania abbiamo quaderni, matite, penne, cianfrusaglie di ogni tipo, un computer. Una sedia dietro la scrivania, davanti al computer. La scrivania e la sedia sono collocate in modo che il pubblico possa vedere il protagonista solo di schiena. Il protagonista ha una semplice camicia azzurra e un paio di jeans, un uomo giovane, dallo sguardo assente, capelli scarruffati, intento a scrivere al computer.)
L’uomo (visibilmente stressato):
Devo scrivere! Si, devo proprio scrivere! Un attimo, per favore, ora vi rispondo.
Qui c’è twitter e lì face book! Bene, bene ho proprio tutto quello che voglio! Un attimo ho detto! (gridando in maniera alterata verso lo schermo luminoso).
Tutti questi bip e bit e byte mi faranno impazzire! Giuro!
(Improvvisamente il ragazzo si gira verso il pubblico e lo guarda sorpreso)
Chi siete? Non credo di conoscervi….aspettate…ah, si! Voi siete i miei amici di twitter o di face book!? Sicuramente!Non è così? Come? Cos’ha detto lei laggiù in fondo!? Si, proprio lei! Non mi conoscete? Non siete i miei amici della rete? Gente reale? Dite di essere persone vere?
(stupito, quasi terrorizzato e tremante) Dove vivete? In quale indirizzo di posta elettronica abitate?
Mondo reale… ne ho sentito parlare anni fa, quando ero ancora più giovane di come lo sono ora.
(si gira, si passa le dita fra i capelli, infine prende la sedia e la porta in mezzo al palco girata verso il pubblico e si siede)
Vi racconto un segreto, ma voi, mi raccomando, non ripetetelo a nessuno: molti anni fa dissi ai miei amici e alla mia famiglia che volevo fare lo scrittore, un sogno per me! Pensavo di diventare come Hemingway o Dickens o chissà chi! Mi tuffavo con l’immaginazione in mille e più strane storie, ora ero un pescatore, ora un ladro, ora un santo, pomeriggi passati a essere qualcun altro in qualche altro posto, (sorriso amaro), ma i primi mi presero per pazzo e i secondi caddero in una specie di depresso scetticismo, fui fatto a pezzi come l’agnello al macello.
Mi sono iscritto all’università con la speranza di trovare quello che già sapevo avrei potuto ottenere da tutt’altra parte, ma ci ho provato, per dar credito alle parole dei miei familiari, per non sentire le ramanzine stucche degli amici, più il tempo passava, però, più non credevo di poter avere qualcosa da questo mondo, più non riuscivo a vedere oltre il giorno dopo.
Cosa ci sarà, per me, mi chiedevo, fra una settimana, un mese, un anno? Domande che mi tormentavano, che non avevano una risposta.
Quale futuro esisteva per me? Odiavo quello che studiavo… avevo abbandonato la mia unica passione perché altri mi avevano ucciso e non si erano curati di verificare che fine avesse fatto quel corpo disprezzato.
Un giorno però…(risata quasi maniacale, occhi spalancati) ho incontrato un amico, qualcuno che ha creduto in me, qualcuno che mi ha voluto anima e corpo, ogni secondo, ogni minuto, ogni giorno della mia esistenza…quello!Ahahah(indicando il computer, ridendo istericamente).
Guardate come riluce! Splendido! Lui ha creduto in me!
Io scrivo e lui assorbe ogni mia parola, lui mi fa fare ciò che voglio… scrivere! Racconto di innamorati, di delusi cronici, di amori strani e forti, fuori dalle righe, di pazzia, di tutto e di più e non si stanca mai di ascoltarmi, questo schermo luminoso luce della mia vita!
Lui mi apprezza, in lui ho trovato un luogo sicuro da ogni minaccia, da ogni possibile critica …
Cosa dice lei? Che cosa scrivo? Scrivo quello che voglio fare, del futuro che mi voglio conquistare facendo lo scrittore!
Che dice, invece, lei? Come posso farmi conoscere se rimango chiuso in questa stanza?
(Sicuro di sé) Non ha capito? E’ lui il mio editore, il mio ascoltatore, il mio libro infinito!
Una vecchietta(collocata in mezzo al pubblico, non molto alta, con qualche ruga, capelli bianchi, occhi lucenti, neri come la pece, capellino con fiore, dall’aria vispa, in maniera concitata): Lei non sa quel che dice! Lei scrive cose vuote! Come può scrivere rimanendo chiuso in questa vecchia, umida, sporca stanza? Guardi! Quei quaderni sono bianchi, le penne non scrivono, quel computer non funziona, emana solo un po’ di luce!
Apra quelle tende! Guardi fuori! Eccolo là il suo futuro: le vie, la gente che chiacchiera camminando veloce, gli uffici, gli ospedali, le testate giornalistiche, gli amici e la famiglia preoccupata che la cerca, chi più ne ha più ne metta.
Cosa crede? Il mondo mica si trova in quella cassetta rugginosa, il futuro non si crea stando seduti su una sedia, masticando svogliatamente uno stuzzichino e pigiando a caso pigramente la tastiera.
Si alzi, cammini! Peggio di Lazzaro mi sembra! Il mondo è suo, lo tocchi, ci sbatta anche la testa contro, si conquisti con i denti e la fatica un pezzo tutto suo che nessuno potrà portarle via, vada e combatta.
L’uomo (stupefatto, parlando fra sé e sé): E se avesse ragione? Non posso permettermi di buttare la mia vita così! Se non si sbagliasse… tutto sarebbe così vicino, quasi… a portata di mano.
Cosa sei tu, allora?(rivolto al computer), COSA?(urlando)Non sei l’amico che credevo! Mi hai mentito? Ti sei preso gioco di me, perché? Sono stato un ingenuo, uno sciocco, mi sono dolcemente abbandonato alla mia debolezza, ma ora basta! Basta!
Fammi pensare… (si avvicina con passo incerto verso la finestra)
(dando le spalle al pubblico, girando appena la testa verso il pubblico) Ho quasi paura, sapete? Non mi sono mai affacciato a questa finestra, ne ho aperte tante sul quel monitor maledetto, ma questa mai, anzi, credevo fosse dipinta, ve lo dico sinceramente.
(scosta di poco le tende, entra un fascio di luce)Ahhhh che dolore!! Tutta questa luce negli occhi, insopportabile.
(chiude gli occhi, cerca di ripararsi con una mano, con l’altra si appoggia alla scrivania e butta molti oggetti per terra, tra cui il computer, dopo un minuto buono)
Finalmente… i miei occhi si stanno abituando…che…che meraviglia è mai questa? E’ questo il vostro mondo?(si rivolge al pubblico)
Quelle sono persone, case, uffici, scuole, bambini, madri e padri, coppie di giovani fidanzati…devo andare, devo correre finalmente, devo scrivere tutto, acchiappare il mio futuro, eccolo lì lo vedo, da sempre davanti i miei occhi, che stupido!
Quella è la scuola elementare con le sue pareti turchesi, quella la chiesa, venite veloci venite(rivolto al pubblico)venite a vedere, addirittura vedo il parroco Emilio, il suo naso sempre rubicondo, un bicchiere di vino non glielo ha mai tolto nessuno, quello, invece, è l’ospedale dove sono nato!
Dio mio, cos’ho fatto?(abbassando per un momento lo sguardo)
Ho buttato via anni e anni della mia vita…oggi si cambia, è deciso!
Innanzitutto togliamo questa tenda …viaaa!(strappa con forza la tenda), ho sempre oscurato questa meravigliosa finestra, mi chiedo solo ora il perché.
Sento addirittura l’aria fresca passare dalle fessure della finestra, mi piace, mi piace quest’aria, ha un odore di…di vita! Si, si proprio di vita!
Presto una penna, una penna e un quaderno,(si piega e con furia prende una penna e un quaderno), vado, scusate, devo proprio andare, non posso fermarmi, ho perso troppo tempo!
Un attimo spengo questo marchingegno(tira via la spina), ecco fatto!
Mi hai incatenato per tanto tempo, ma ora la mia prigionia è finita!(tira un calcio violento al computer)
Chi lo avrebbe detto mai? Il futuro è proprio a portata di mano.
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