2013: Il futuro un luogo nel mondo
Il futuro… un luogo nel mondo
http://www.flickr.com/photos/65658902@N03/sets/72157633038269912/
Collettiva fotografica degli scatti inviati dai poeti del Concorso Internazionale di Poesia e Teatro Castello di Duino commentati con i loro stessi versi
Presentazione
Il Futuro… un luogo nel mondo
Se il futuro non è semplicemente quel “quid” di cui siamo in attesa, quel momento della nostra vita individuale e collettiva che ancora non conosciamo, anche se comunque avverrà, se il futuro invece è qualcosa che ci riguarda nel profondo, perché esso è in noi e noi ne siamo i portatori (oppure perché ci viene tolto proprio quando sembrerebbe più tangibile e pronto ad essere consumato), allora la sfida all’utopia, che era contenuta nel tema della competizione di quest’anno, lo rivela come figura centrale del vivere, spazio-tempo, sintetizzato nel crogiolo di infinite tensioni.
Tensione sembra essere una delle parole chiave per leggere il percorso di questa mostra fotografica dedicata al tema “il futuro… un luogo del mondo”.
La crudeltà delle immagini della rovina e del venir meno di ogni riposo (Clara Lollo), si coniuga con una particolare inquietudine, nell’avvertire la sfida fra natura e tecnologia, fra soggettività e alienazione (Hartmann, Andrés, Kayß) : tensione della mente (Duli), energia di mani che si spingono verso un non visibile centro (Russo, Morano), oppure di una mano imprigionata nei luoghi dove la bellezza, goduta da pochi, si impone con la forza di un cancro, dove persino il male da sfidare è sentito come forza (De los Angeles).
Immagini e versi scompongono spesso i piani spazio-temporali, che diventano allucinati, e alludono a una sorta di consapevole immersione nel processo (dagli esiti imprevedibili) di “estinzione” dell’ unità cosmica incorporata nella consuetudine degli spazi e nei tempi di ciascuno e di ciascuna cosa (Drapier).
Eppure “là fuori” (Baranzini), fuori da questo vortice, c’è un mondo che vive, sembra lasciare intendere la mostra, se, lungo il suo percorso, portiamo con noi qualcuna delle molte chiavi che spesso lasciamo inutilizzate. Un mondo per cui si immagina, quasi implora, una palingenesi (Mardare, Manfredi, Tsiamandani).
C’è la preghiera ancor più che il sogno; la certezza che il cammino è quel futuro tanto atteso, quel ritorno tanto sperato quel dono tanto desiderato; e il cammino porta ovunque ma sempre dentro di sé (Ticic).
Il futuro è un luogo della mente (Kristijan Blazekovic), è un giocare insieme (Lizi Budagashvili), è la certezza di un cielo che conosce soltanto l’azzurro.
Il futuro è un moto continuo dell’anima della mente della vita, che non supera mai il limite della sua percezione e solo per questo è oltre, come nella foto e nella poesia di Alice Mezzanotte, il cui titolo suona “Beyond the Wall / Oltre il muro”: oltre il muro, oltre quel muro (che la storia ricorda), oltre tutti i muri, quelli visibili e invisibili, c’è semplicemente l’“oltre”, senza alcuna specificazione. L’assoluto dell’“oltre”, il suo essere percezione pura del proprio luogo, ovvero del proprio esistere in tensione, nella relatività dei tempi che intessono la vita.
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