Salvatore Zaffora (Italia)
Salvatore Zaffora (Italia)
La montagna
Coltello affilato
ferisce il cielo.
La gioia dolorosa uccide
l’erba in letargo,
d’un colore appassito,
che ricopre la valle.
La montagna scappa
dall’urlo silenzioso
e mentre corre il ghiaccio bollente
la divora piantandole una spina nel cuore
e soffre, e soffre
morta cade per terra
mentre la triste felicità
affolla la sua mente con
il rumoroso silenzio.
Morta, la montagna s’appiattisce
al suo superbo destino,
ripensa alla sua acqua leggera
che vola ai suoi piedi giocando
con le verdi colline.
Le acerbe foglie
s’inchinano
alla loro divina creatrice.
Il cielo pacato cambia colore
da azzurro ad arancione da arancione al blu,
carbonizza i tronchi e con essi le pietre.
Corre il vento, rotola il sole
si accovacciano le basse colline
sul letto del fiume, che
le ospita allegramente danzando
e cantando una canzone rossa.
I fiori sbiaditi ballano con le
Stelle, amiche del cielo, padrone
della luce che riflette nel sole.
Il terreno attira
il rumoroso vento
che porta con sé
le tristi anime
dei filamenti dell’erba.
Tutto questo paesaggio
appartiene alla divina
creatura:
la montagna
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