Kreshnik Kallollari
Kreshnik Kallollari
Eccomi,
questo raggio di luce che la pelle tortura
e questo letto che più non m’accoglie.
Queste pantofole prima comode adesso che rottura
e questo profumo di casa… che doglie.
IL vento accarezza le mie guance
e il solo le bacia.
Perfino il divino mi perseguita
offrendomi il buon dì.
Ma col rosso il bacio svanisce,
e il vento gelido la carezza impietrisce.
Il bacio di colei che il primo pianto mi regalò
in fronte la condanna mi stampò
Scrivendo questi versi ho cercato di immaginare l’ultimo giorno di libertà di una persona che altro
non aspetta che l’inferno terrestre dei campi di concentramento. Questa persona obbligata a
quest’ultima libertà non riesce a trovare la pace poiché questa libertà imposta e questo imperativo di
vivere l’ultimo giorno è la fine che insolitamente precede l’agonia (della permanenza nei lager), Con
la parola “eccomi” racconta tutto il suo stato d’animo, il senso di schiavitù a questa giornata. E la
sera l’inconsueto bacio della madre pone fine alle sue speranze.
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